Un sognatore romantico, un uomo che rifiuta la realtà e trova
accoglienza nella dimensione del sogno è il protagonista di questo
racconto di un giovane Dostoevskij.
Una notte, passeggiando lungo il fiume a San Pietroburgo, incontra
Nasten’ka, una ragazza come tante, ma che ai suoi occhi rappresenta la
possibilità di prendere finalmente contatto con il mondo reale, un
universo ignoto, costellato da tutte le emozioni proprie dei rapporti
interpersonali, quali amore e sofferenza, che lui, anima solitaria, non
ha mai conosciuto. Il sognatore pietroburghese, come scrive l’autore
russo, “si stabilisce in un cantuccio inaccessibile, come se volesse
nascondersi perfino dalla luce del giorno” e, infatti, è durante le sue
“notti bianche” che trova il coraggio di misurarsi con ciò che lo
circonda, ciò che è fuori dal suo regno di illusioni e da cui si è
sempre tenuto distante.
Il protagonista ipotizza che “…anche per lui forse suonerà una volta
quella triste ora, quando per un giorno di quella misera vita (reale)
avrebbe dato tutti i suoi anni di fantasticherie…” e forse quel momento è
arrivato con Nasten’ka che, nella sua ottica, potrebbe rappresentare
una sorta di frutto proibito, ma non dimentichiamoci di come andò a
finire nel giardino dell’Eden…
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