Una sorta di autobiografia narrata sul filo dell'ironia che descrive gli
anni trascorsi a Parigi da Vila Matas. Una lettura veramente piacevole
che può anche essere d'aiuto agli aspiranti scrittori. Un persorso in
cui ci si imbatte in situazioni e personaggi più o meno noti: un
improbabile Lenin al cafè de Flore, la aleggiante presenza dei bohemien
che hanno occupato precedentemente il suo appartamento, la mansarda
della Duras e l'ombra di Hemingway di cui lo scrittore pretendeva di
essere il sosia. Fino al momento in cui Vila Matas si lascerà
dietro le spalle i favolosi anni dell'apprendistato e quella "Parigi che
non finisce mai". Veramente bello.
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