domenica, maggio 05, 2013

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte - Mark Haddon


 Attenzione - Spoiler

Il mondo visto attraverso gli occhi di un ragazzo autistico. Inizialmente fatica a partire, poi il colpo di scena che cambia la storia rende il romanzo più corposo, più vicino alle mie aspettative. A questo punto è più semplice percepire le sue emozioni in modo diretto perchè iniziano a crescere, ad intrecciarsi, a complicarsi, ad aumentare di volume. Il ritmo narrativo sale ed una sorta di sensazione claustrofobica ed agorafobica al tempo stesso ti avvolge. Una miriade di emozioni portate all'ennesima potenza e di informazioni riempiono la testa del protagonista, coprendo e ottenebrando quegli stati d'animo che ci accompagnano nella vita di tutti i giorni che per noi sono "normali". Christopher (il protagonista) non sa associare un sorriso al corrispondente sentimento di felicità ma riesce a risolvere equazioni algebriche complicatissime per chiunque; non "può" toccare nessuna cosa di colore giallo ma è in grado di disegnare mentalmente in modo accurato la mappa di una città mentre cammina per le sue strade. E' questa la sua vita.
Anche trovandomici immerso, è stato difficile per me (e credo per la maggioranza delle persone che hanno letto il libro) riuscire a comprendere la mente del protagonista, specialmente quando "ripudia" il padre che lo aveva cresciuto e amato per un motivo quasi futile (oddio, ovviamente futile rispetto all'affetto di un genitore che ha dedicato la proria vita al figlio). Ma questo rientra nella sua "condizione", come dicevo, l'incapacità di provare e di capire quei sentimenti che per le altre persone sono basilari ed elementari a causa della sua mente troppo intenta ad elaborare ogni dato che gli capita sotto mano e più attenta a percepire sensazioni che noi definiremmo secondarie (ovviamente la mia non vuole essere una descrizione dell'autismo di cui non conosco praticamente nulla, è solo ciò che ho ricavato dal libro). E ciò, dimenticandomi o, comunque, ponendo a tratti in secondo piano il suo disturbo, devo ammettere che mi ha portato anche ad una sorta di antipatia nei confronti di Christopher. Sicuramente con questo libro si comprendono le grandi difficoltà (ed è un eufemismo) che incontrano i genitori di una persona in queste condizioni, non credo che chiunque sia all'altezza di un compito simile (e questo fa uscire un po' meglio la figura della madre che inizialmente appare solo come una debosciata che ha abbandonato la famiglia per scappare con l'amante. Non è cattiva, è solo una persona debole), la pazienza non basta, è anche necessaria la capacità di saper prendere e comprendere ciò che un figlio così può darti (che non è maggiore o minore di quello che può dare un'altra persona ma, sicuramente, è trasmesso in modo differente e, in modo differente, lo si deve carpire).
Beh, insomma, non male, mi ha fatto riflettere.

Nessun commento: