"Ecco cosa sappiamo, noi che possiamo parlare per raccontare una storia:
Nel pomeriggio del 24 ottobre, mia moglie, Lexy Ransome, si arrampicò
in cima al melo nel giardino dietro casa e precipitò morendo sul colpo.
Nessun testimone, a parte il nostro cane Lorelei."
Inizia così il romanzo d'esordio della statunitense Carolyn Parkhurst: "I cani di babele", un libro che consiglio caldamente.
Dopo la morte di Lexi, Paul non riesce a darsi pace, molti dubbi lo tormentano:
Si è trattato di un incidente?
Si è volontariamente gettata dall'albero?
Perchè quella mattina aveva cambiato la disposizione dei libri sugli scaffali?
I vicini di casa non si sono accorti di niente, non ci sono testimoni...
tranne Lorelei. Così vi è un'unica soluzione che appare praticabile:
Paul deve insegnare a parlare al proprio cane.
E' un percorso graduale, lungo il quale il protagonista riesce a comprendere, forse per la prima volta, sua moglie.
Si estranea dalla vita che aveva condotto fino a quel momento, consulta
specialisti e cialtroni per carpire la verità dalla sua fedele amica a
quattro zampe.
Una storia toccante, la conoscenza tardiva della persona amata, la
comprensione della vita quando ormai la vita stessa è compromessa,
quando rimangono solamente rimorsi e rimpianti. Uno dei pochi libri che
mi ha veramente commosso.
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