sabato, maggio 04, 2013

Molto forte, incredibilmente vicino - Jonathan Safran Foer


Bello.
Poetico.
Commovente.
Divertente.
Safran Foer ci sa fare. E' un gioellino della narrativa moderna. Dalla distruzione di Dresda alle Torri gemelle, storie e sentimenti che si incrociano e si sovrappongono attraverso il filo conduttore della memoria, dei rimorsi per ciò che è stato, dei rimpianti per ciò che non è stato. Attimi che cambiano la storia dell'uomo e le piccole grandi vite dei protagonisti.
Veramente notevole.



Appena qualche mese dopo il matrimonio cominciammo a delimitare delle zone dell’appartamento chiamandole "Luoghi di Niente", dove era garantita un’intimità assoluta, convenimmo di non guardare mai le zone di esclusione, erano territori che non esistevano, dove per un po’ era possibile cessare di esistere, il primo fu quello in camera da letto, ai piedi del letto, lo segnammo sulla moquette col nastro adesivo rosso, ed era grande giusto per starci in piedi, era un posto carino per sparire, sapevamo che era lì ma non lo guardavamo mai, e funzionava così bene che decidemmo di creare un Luogo di Niente nel soggiorno, sembrava indispensabile perché a volte uno ha voglia di sparire e basta, questa zona la facemmo leggermente più ampia, in modo da potercisi sdraiare, una regola era non guardare mai quel rettangolo di spazio, non esisteva, e quando c’eri dentro non esistevi nemmeno tu, per quel po’ di tempo che bastava, ma solo un po’, ci servivano altre regole, e il nostro secondo anniversario delimitammo tutta la camera degli ospiti come Luogo di Niente, sul momento l’idea ci sembrò buona, qualche volta una piccola zona ai piedi del letto, o un rettangolo in soggiorno, non bastava, il lato della porta che dava sulla camera degli ospiti era Niente, quella che dava sul corridoio era Qualcosa, il pomello che li collegava non era ne’ Qualcosa ne’ Niente. Le pareti del corridoio erano Niente, anche le foto dovevano sparire, soprattutto le foto, ma il corridoio come corridoio era Qualcosa, la vasca da Bagno era Niente, l’acqua del bagno era Qualcosa, i peli del nostro corpo erano Niente, è naturale, ma una volta raccolti attorno allo scarico erano Qualcosa, cercavamo di rendere le nostre vite più facili, cercavamo, con tutte le nostre regole, di rendere agevole la vita. Ma poi cominciò a crearsi attrito tra Niente e Qualcosa, al mattino il vaso di Niente gettava un’ombra di Qualcosa, come il ricordo di una persona perduta: che dire di questo, di notte, la luce di Niente filtrava dalla camera degli ospiti sotto la porta di Niente macchiando il corridoio di Qualcosa, non c’e’ niente da dire. Diventò problematico navigare da Qualcosa a Qualcosa senza attraversare accidentalmente Niente, e quando accidentalmente Qualcosa – una chiave, una penna, un orologio da tasca – era lasciato in un luogo di Niente, non si poteva recuperare mai più, era una regola non detta, questa, come quasi tutte le nostre regole. Arrivò un momento, un anno fa, forse due, in cui il nostro appartamento era più Niente che Qualcosa, il che in sé non rappresentava un problema, avrebbe potuto essere positivo, avrebbe potuto salvarci. Ma peggiorammo. Un pomeriggio ero seduto sul divano nell’altra camera da letto, e pensavo, pensavo, pensavo, quando mi resi conto di trovarmi su un’Isola di Qualcosa, e mi chiesi: “Come sono arrivato qui?” circondato dal Niente, “e come farò a tornare?” Più io e tua madre vivevamo insieme, più davamo per scontate le rispettive premesse, e meno parlavamo e più c’erano malintesi, ricordo spesso di aver definito Niente uno spazio, mentre lei giurava che nei patti era Qualcosa, i nostri taciti accordi portavano a disaccordi, a dolore, ho cominciato a spogliarmi davanti a lei, è accaduto pochi mesi fa e lei ha detto: “Thomas! Che stai facendo?” e io a gesti: “Credevo fosse Niente”, coprendomi con uno dei miei quaderni, e lei” E’ Qualcosa!” Abbiamo preso la planimetria del nostro appartamento dall’armadio in corridoio e l’abbiamo attaccata all’interno della porta di ingresso, con un evidenziatore arancio e uno verde abbiamo separato Qualcosa da Niente, decidendo: “Questo è Qualcosa”. “Questo è Niente.” “Qualcosa.” “Qualcosa.” “Niente.” “Qualcosa.” “Niente.” “Niente.” “Niente.” Tutto è stato sancito per sempre, ci sarebbe stata soltanto pace e felicità, è stata l’ultima notte che infine è emersa la domanda inevitabile, le ho detto: “Qualcosa” coprendole la faccia con le mani e poi sollevandole come un velo da sposa. “Dobbiamo essere". 

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